L’Inclusione di genere nelle Startup

L’Inclusione di genere nelle Startup

Potrebbe sembrare che l’ascesa del genere femminile ai vertici aziendali e imprenditoriali si avvicini sempre di più ad un punto di gender equality. Questo trend emergerebbe soprattutto dando uno sguardo in particolare al Nord Europa, dove i paesi virtuosi come Islanda, Finlandia, Norvegia e Svezia rientrano ai primi posti nel Global Gender Gap Report 2021, l’indice del World Economic Forum che valuta la parità di genere basandosi su partecipazione economica, istruzione, salute, politica. 

Di certo, la situazione in Italia appare ancora molto distante da questo scenario, che differentemente dal resto dell’Europa occidentale, si posiziona al 76° posto nella classifica, superata anche dall’Honduras e dal Montenegro. 

È anche l’ecosistema startup a riflettere questo andamento. Mentre a livello globale aumenta il numero di donne imprenditrici a capo di startup, in Italia sono sempre meno. Lo dimostrano i numeri rilevati dal report di Credit Suisse sulla diversità di genere in azienda. A livello mondiale, il rapporto donne-uomini imprenditori dal 2015 al 2020 è aumentato da 0,62 a 0,73 (su 100 aziende avviate da uomini, sono passate da 62 a 73 quelle fondate da donne), mentre in Italia è diminuito da 0,7 nel 2010 a 0,3 nel 2020. 

Inoltre, secondo il Ministero dello sviluppo economico, le imprese innovative in cui le quote di possesso e le cariche amministrative appartengono alla componente femminile rappresentano solo il 13,5% del totale. 

Ma quali sono i fattori che spiegano questa resistenza allo sviluppo di leadership femminile? Possiamo riassumere di seguito due punti principali: 

  • La mancanza di politiche a sostegno delle donne: mancano policy focalizzate sul bilanciamento tra vita lavorativa e vita privata, dallo smart working ai congedi parentali. 
  • Le numerose barriere all’ingresso, dovute principalmente a una difficoltà ad attrarre capitali. Secondo un report di HsbcShe’s the Business, qualora riescano a ottenere finanziamenti, le donne godono in media del 5% di capitali in meno rispetto agli uomini. Per di più, il 35% delle imprenditrici dichiara di subire episodi discriminativi soprattutto nelle fasi di ricerca degli investimenti, affrontando panel di investitori prevalentemente composti da uomini.

Tutto ciò appare ancora più paradossale se si osserva la correlazione positiva tra imprenditoria femminile e livello di innovazione ad alto valore economico. Lo studio condotto da Boston Consulting Group e MassChallenge afferma come le startup con una leadership femminile generino parallelamente più del doppio delle entrate e, quindi, siano più efficaci nel trasformare un dollaro ricevuto di finanziamento in un dollaro di ricavi. 

Nonostante siano ancora innumerevoli gli sforzi da fare in questo campo dal punto di vista politico e di governance aziendale, si inizia a vedere qualche segno positivo. Il disegno di legge 2418, da poco approvato in Senato, incentiva le aziende tramite la concessione di sgravi contributivi per le aziende che possiederanno la certificazione di pari opportunità e aumenta la platea di imprese tenute a redigere il rapporto sulla presenza di lavoratori uomini e donne per superare il divario salariale.  

La strada è ancora lunga ma appare sempre più evidente come sia necessario un cambiamento culturale e di mentalità che favorisca, anziché frenare, la leadership femminile.

E tu cosa pensi sull’inclusione di genere? quali sono i fattori che ostacolano l’imprenditorialità femminile? 

Faccelo sapere nei commenti.

Il team BizPlace

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