L’impatto dell’emergenza COVID-19 sull’equity crowdfunding

L’impatto dell’emergenza COVID-19 sull’equity crowdfunding

In questa intervista Andrea Costantino, Head of Deal Flow presso Two Hundred, ci racconta l’impatto dell’emergenza Covid-19 sul mondo dell’investimento, con un focus specifico sull’equity crowdfunding. Scopriremo le principali conseguenze dell’emergenza dal punto di vista della piattaforma 200Crowd, le misure adottate per gestire la situazione, e il futuro del mondo delle startup e degli investimenti durante e dopo la crisi.

Andrea Costantino è laureato all’Università Cattolica di Milano in Economics and Finance e con un Master Double Degree in Innovation and Entrepreneurship tra il Politecnico di Milano e la Solvay School di Bruxelles. È entrato in Two Hundred come Business Analyst, e oggi è Head of Deal Flow. Two Hundred è un’azienda fintech leader in Italia nel facilitare l’incontro tra investitori e società che necessitano capitali. Nello specifico, la piattaforma 200Crowd.com rappresenta un punto di riferimento per l’equity crowdfunding in Italia. In virtù del suo ruolo, ha sicuramente un punto di vista privilegiato sul panorama italiano delle startup.

Come funziona una piattaforma di equity crowdfunding?

Le piattaforme di equity crowdfunding mettono in contatto due ambienti: l’ambiente degli investitori e l’ambiente delle startup. Le aziende alla ricerca di capitali, sia startup che PMI, possono presentare il loro progetto a nuovi investitori potenziali tramite la piattaforma. Gli investitori possono essere investitori istituzionali, fondi, business angels o degli investitori crowd, che solitamente investono dai €500 ai €2.500 euro in un progetto.

Quali sono state le principali conseguenze dell’emergenza e quali sono i problemi che avete potuto osservare?

Partendo dagli investitori, gli investitori crowd hanno iniziato a rivedere le loro priorità a causa della situazione attuale. Sono investitori che, prima della crisi, investivano su potenziali startup, spesso perché conoscevano il mercato o il settore, o magari avevano delle conoscenze personali dirette con l’azienda.  Oggi, confinati in casa, devono rivedere la gestione del loro patrimonio e controllare le proprie spese, perché purtroppo la crisi ha impattato la situazione finanziaria di molte persone. Il panorama lato investitori è cambiato a causa di questa ridefinizione delle priorità.

Anche le startup sono state colpite. Continuano ad avere i costi fissi che avevano prima, principalmente dovuti ai costi del personale, spesso senza poter mantenere la stessa crescita del fatturato. La sfida principale per le startup è capire quali sono i costi che si possono ridurre o ridimensionare strategicamente, cercando di mantenere quanto più possibile lo stesso fatturato ed evitare problemi di liquidità nel breve-medio periodo.

Abbiamo fatto una review interna con le startup di Two Hundred, per discutere una strategia per rispondere tempestivamente a questa situazione. Fortunatamente tra le startup con cui siamo in contatto, tutte hanno scelto di continuare a lavorare con i propri collaboratori per far fronte a questa situazione, adottando soluzioni di cost engineering e riducendo i costi per quanto possibile. Per esempio, molte hanno rivisto le spese di marketing, cercando comunque di mantenere un ottimo rapporto con i clienti attuali, e lavorando sull’acquisizione di nuovi clienti.

Qual è stato l’impatto sulla piattaforma? Avete notato differenze nell’in-flow di progetti? Quali progetti si stanno rivolgendo a voi in questo periodo? Come li valutate?

Per quanto riguarda direttamente la piattaforma sottolineerei l’importanza dell’aspetto psicologico, che riveste un ruolo chiave nelle attività di crowdfunding. Il lockdown forzato in tutta Italia ha comportato un rallentamento nell’in-flow di startup a cui eravamo soliti, ma ha aumentato il numero di nuove startup poco viste prima. Ad esempio, abbiamo avuto richieste di finanziamenti da parte di startup che vogliono impegnarsi sullo sviluppo di un vaccino o in attività di agevolazione in ambito sanitario. È comunque importante fare una buona scrematura dei progetti per capire quali possano dare un reale contribuito alla ricerca e quali invece vogliano solo sfruttare l’opportunità del momento. Dato il nostro focus e le nostre competenze diverse, abbiamo preferito concentrarci sulle aree in cui siamo più tecnici: il settore digitale, il settore fintech, e tutto quello che rientra nei nostri parametri di valutazione standard.

Tenendo sempre presente il forte impatto psicologico, nelle ultime settimane abbiamo visto comunque crescere il numero di startup che chiedono finanziamenti, anche se non al livello di pre-emergenza. Penso che questo trend possa continuare nei prossimi mesi, anche per far fronte ai possibili problemi di liquidità delle startup.

Quali progetti avete visto beneficiare maggiormente in termini di raccolta dalla situazione attuale? Quali progetti hanno sofferto?

Partiamo dal presupposto che le startup sono abituate a vivere in una situazione di “emergenza”: operano sempre in un ambiente ‘VUCA’ di volatilità, incertezza, complessità e ambiguità. Le startup che oggi riescono a reagire bene alla situazione sono quelle che percepiscono quali sono le reali necessità emerse e di conseguenza riescono ad adattare alcune linee del loro business, facendo leva su un buon team.

Tra quelli che hanno beneficiato maggiormente da questa situazione ci sono sicuramente le startup o piccole imprese di e-commerce e di delivery. Indipendentemente dal settore, proprio perché piccole e agili, le startup riescono a resistere anche in momenti difficili, trovando nuove opportunità. Prendiamo per esempio la campagna di Nausdream, startup innovativa nel settore del turismo. Nonostante il turismo sia uno dei settori che è stato più colpito in assoluto da questa situazione, Nausdream è riuscita a chiudere l’obbiettivo minimo richiesto. Questo è un buon segnale, dimostra che gli investitori che si rivolgono al mercato dei capitali privati ed investono nell’economia reale non hanno ragionato sull’impatto delle fluttuazioni che ci sono state, per esempio nei mercati azionari, ma hanno invece ragionato con una visione di lungo termine. Anche se la normalità difficilmente tornerà, ci dovremmo comunque abituare ad una nuova idea di normalità in cui molti settori si riprenderanno. Gli investitori hanno guardato un po’ più in là di oggi.

Vi aspettate degli interventi istituzionali a supporto dell’ecosistema italiano delle startup? Quali sono per voi le misure più rilevanti e urgenti che devono essere messe in atto nel breve periodo?

Un aiuto istituzionale è quasi necessario per evitare di bruciare tutte le ultime tappe raggiunte ed i passi avanti che sono stati fatti negli ultimi tempi in ambito di innovazione e sviluppo dell’ecosistema startup. Ci sono nazioni, come la Francia, la Germania o il Regno Unito, in cui c’è molto interesse e supporto statale per sostenere l’innovazione e le startup. Sicuramente adesso una risposta immediata è necessaria, soprattutto per i problemi di liquidità che le aziende e le startup hanno riscontrato o stanno per riscontrare.

Come cambierà il panorama italiano dell’equity crowdfunding e delle startup?

Quello che possiamo fare è monitorare di settimana in settimana come evolve la situazione. La cosa necessaria è far sì che le aziende in tutta sicurezza riprendano ad operare. Come abbiamo visto in Cina, riprendere prevede grossi investimenti da parte delle aziende sui processi di sicurezza del personale. Immagino che la ripresa sarà abbastanza lenta, in parte dovuto anche alle conseguenze psicologiche che questa situazione ha comportato e comporterà. Storicamente, ogni volta che si parla di cambiare le abitudini dei consumatori e delle persone, la ripresa è sempre più lenta.

Seppure negativa, quali sono i principali insegnamenti che una situazione come quella attuale permette di ricavare?

Credo che in questo periodo sia emerso quanto sia importante che anche le medie e grandi imprese adottino un approccio lean, se ne hanno l’opportunità ed il loro business lo permette, ed una mentalità da startup. Questo non tanto per quello che riguarda la possibilità di cambiare il business, ma per essere agili e poter rispondere tempestivamente alle emergenze, cogliendo anche le opportunità che queste possono offrire.

Infine, ci terrei ad evidenziare il processo di digitalizzazione forzata di molte aziende italiane in questo periodo. Purtroppo per tante aziende in Italia che non consideravano la digitalizzazione come una delle tematiche principali da affrontare l’impatto è stato notevole e le ha colte impreparate. Ancora una volta, siamo dovuti arrivare ad una situazione di emergenza per far sì che tutti capissero l’importanza di digitalizzarsi e dell’adottare sistemi innovativi.