Impact Investing: i trend in Italia e nel mondo

Impact Investing: i trend in Italia e nel mondo

Nell’immaginario comune i termini finanza e filantropia non sono facilmente accostabili, eppure nell’ultimo decennio si è verificato uno scontro di idee tra un modo di fare business volto unicamente al profitto, costi quel costi e ai danni dell’ambiente, della salute, del benessere globale e una nuova visione imprenditoriale, tale per cui investire in un’impresa significa investire in un progetto ad impatto positivo e in cui parte del profitto è destinato ad una causa, ad un programma concreto che porti beneficio al mondo o a parte di esso.

Oggi, il tema dell’impact investing è un tema di grande attualità, e risale al 2008, quando fu introdotto per la prima volta da JP Morgan e Rockefeller Foundation per fare riferimento ad una serie di investimenti che avessero un obiettivo filantropico ed umanitario, con un chiaro impatto sulla collettività sociale ed ambientale, oltre che in termini di remunerazione per gli investitori.

Il trend sta assumendo una rilevanza sempre più significativa a livello globale, contando poco meno di 31mila miliardi di dollari di investimenti sostenibili complessivi nei principali mercati globali, grazie anche ad istituzioni come il Global Impact Investing Network, una rete internazionale che accoglie investitori e gestori di fondi che adottano strategie impact per una cifra complessiva pari a 228 milioni di euro.

All’interno del panorama dell’impact investing, l’Italia occupa il terzo posto nella classifica con il programma “Sistema integrato dei Fondi di Housing Sociale” (SIF), con una capitalizzazione di circa 3 miliardi di euro, promosso da Fondazione Housing Sociale (“FHS”) e oggi gestito da Cassa Depositi e Prestiti Investimenti SGR.

In generale, la crescita del numero di Social Impact Funds a livello globale e, gradualmente, in Italia, sta allargando l’interesse verso una vasta gamma di settori, oltre a quelli privilegiati nell’ambito dell’impact investing (settore energetico/ambientale, edilizia sociale e microfinanza). Questo è possibile grazie ad operatori che, con un approccio di Social Venture Capital, sono sempre più orientati a investire in PMI e start-up che operano nei settori dei servizi alla persona, della sanità e benessere, dell’istruzione, dell’economia circolare, e via dicendo.

Come da tanti anni si vede il proliferare di investimenti, fondi e iniziative ad impatto sociale, allo stesso tempo si cerca di risolvere una criticità alla base di questo nobile ma complesso meccanismo: come fare per misurare gli impatti generati e chi ha la titolarità per dettare le linee guida per la misurazione?

Ancora non esiste una risposta sicura a queste domanda, poiché le variabili da considerare in una stima di questo tipo spesso sfuggono ad una formalizzazione di tipo quantitativo, ma nel corso del tempo sono state implementate diverse metodologie di misurazione, ognuna delle quali presenta dei punti di forza e delle criticità.

Da questo deriva, naturalmente, che ogni organizzazione possa scegliere il metodo che ritiene più idoneo al proprio settore di intervento e alle proprie procedure, e ne consegue un’estrema frammentazione di standard e indicatori impiegati ma, seppur lontani dalla definizione di una metodologia efficace, questi tentativi rappresentano uno sforzo di armonizzazione e sviluppo di sistemi standardizzati, con il fine ultimo di migliorare l’efficacia di questa strategia di investimento a servizio dello sviluppo sostenibile.

Il Team BizPlace