Come affrontare la sfida ESG: alcuni consigli

Come affrontare la sfida ESG: alcuni consigli

Come è nato il nostro servizio ESG?

Un anno fa in BizPlace abbiamo iniziato a pensare cosa potessimo fare noi per entrare in gioco nella grande sfida della sostenibilità. Ci siamo sempre occupati di numeri, prospetti e dati e non avevamo chiaro che ruolo attivo potevamo avere. Da analisti, ci siamo chiesti ”come possiamo analizzare una società da un punto di vista del suo impatto di sostenibilità?” e così abbiamo iniziato a sviluppare il nostro modello di rating.

Abbiamo cominciato studiando i metodi delle grandi aziende che si occupano di rating ESG a livello internazionale, come Standard & Poor’s, Moningstar, Morgan Stanley per poi riadattarle alle esigenze di startup e PMI che hanno una disponibilità di informazione limitata, uno storico più ridotto, e anche un limite di tempo e risorse da poter dedicare a queste attività.

Abbiamo quindi lanciato un servizio di ESG advisory, per supportare startup e PMI nell’analisi del loro impatto ESG e del loro impegno in ambito ambientale, sociale e di governance e allo stesso tempo delineare una strategia di azione per il medio e lungo termine.

Siamo in continua fase di evoluzione e fine-tuning, adattando e riadattandoci. È quindi troppo presto per tirare le file di cosa funziona e cosa no, ma sicuramente guardando indietro in questo percorso sappiamo che cosa abbiamo sbagliato. E forse si impara di più dalla condivisione di questi errori, che dalla condivisione dei successi.

Vogliamo quindi raccontarvi dove siamo caduti, affinché anche gli errori abbiano un ruolo costruttivo.

La grande sfida ESG: cosa non fare

Quindi, per chi si affaccia a questo mondo adesso, ecco cosa non fare:

  • Ci siamo soffermati molto sui numeri, poco sul fattore umano. Considerato il background finanziario da cui proveniamo, possiamo vederla come una deformazione professionale. Abbiamo pensato che solo se è quantificabile, è attendibile e dato più peso al rating stesso che alla cornice. Di fatto, è necessario staccarsi dal metodo tradizionale di misurare e valutare la realtà e inventare nuovi paradigmi. Solo così si potranno trovare metriche diverse da valutare da nuovi prospettive, e a cui prima non davamo importanza. Questo richiede una flessibilità nel giudizio che necessariamente valorizza il fattore umano.
  • Abbiamo avuto paura di buttarci, di sbagliare. Il quadro normativo ESG è in divenire, manca un sistema di rendicontazione armonizzato, il che rende impossibile avere una indicazione di cosa sia effettivamente rilevante. In questo contesto, non è facile capire in che direzione andare, ma sicuramente una buona dose di incoscienza e intraprendenza è l’unica cosa che permette di andare a un passo spedito, buttarsi anche con la sensazione di andare alla cieca e alle brutte aggiustare il tiro in corso, ma comunque acquisendo un vantaggio competitivo rispetto ai titubanti e ritardatari.
  • Non abbiamo dato la dovuta priorità all’attività ESG. Per una piccola boutique di consulenza, staccare risorse dal Core Business per dedicarle allo sviluppo e lancio di una nuova linea rappresenta un investimento importante, una scommessa rischiosa che non si sa permetterà di rientrare delle potenziali perdite. È necessario però in qualche modo “lanciare il cuore oltre l’ostacolo”, crederci e dedicare tempo, risorse in termini umani e monetari ed energia mentale. Solo così prenderà veramente piede.
  • Eravamo impazienti di vedere risultati: Le aspettative create non si sono rivelate in linea con la realtà a cui ci siamo affacciati. Pensavamo di ricevere un riscontro positivo e quasi immediato da parte dei nostri clienti e dai potenziali partner. In realtà, abbiamo realizzato che nell’ecosistema in cui operiamo sono tante altre ancora le attività percepite come prioritarie dai clienti, e la sfera ESG non è di certo tra le prim Senza dubbio stiamo assistendo a una transizione dal “Nice to Have” al “Need to Have”, una vera rivoluzione ESG che però deve essere sostenuta nei suoi modi e nei suoi tempi e non possiamo pensare di schioccare le dita e avere servizi e prodotti sostenibili, nel rispetto del territorio, della comunità e sotto perfette regole di governance. Bisogna prima crederci fino in fondo, operare un cambiamento culturale alla radice e non basta adottare modelli e pratiche nuove.
  • E infine, abbiamo pensato di poterci riuscire da soli: un team di giovani ragazzi con competenze diverse, trasversali e un forte entusiasmo e consapevolezza che fosse assolutamente necessario scendere in campo per proporre al nostro network soluzioni ESG ci sembrava già una carica “autosufficiente”: bastava crederci, e ci credevamo, cimentarsi, e ci siamo messi sotto a sviluppare il modello, e proporlo ai clienti. Se non che poi non era sempre quello che cercavano, o meglio, l’advisory che proponevamo noi non era abbastanza, ma servivano anche altre competenze per innescare realmente un processo di cambiamento nelle aziende. E quindi abbiamo iniziato a cercare partner con cui collaborare, creare sinergie e creare un “match” di competenze per supportare a 360 gradi i clienti.

Cosa abbiamo imparato sul mondo ESG

E quindi di fatto magari ci siamo ritrovati in una partenza rallentata, da cui però abbiamo tratto delle lezioni non banali, che posso riassumere con le seguenti parole chiave:

  1. Buon senso: uno strumento di misura spesso sottovalutato, e calpestato dai dati quantitativi.
  2. Flessibilità: l’unico mezzo per ammortizzare i colpi, adattarsi ai cambiamenti e riallinearsi verso l’obiettivo.
  3. Intraprendenza: probabilmente ci si perde nell’oceano ESG, ma tra il buttarsi e il provare a rimanere a galla almeno si impara a nuotare.
  4. Investimento: le sfide portano con loro un rischio e finché non ci si scommettono risorse adeguate non si vincerà mai veramente.
  5. Mentalità: Il primo cambiamento parte dalla cultura. Bisogna avere fiducia che solo una mentalità ESG sarà capace di generare cambiamenti sistemici attraversi azioni locali.
  6. Pazienza: possiamo fare del nostro meglio, ma non dipende solo da noi quando arrivano i risultati, esigerli porta solo insofferenza.
  7. Collaborazione: come ha scritto Paulo Coelho,” Scegli i tuoi alleati e impara a lottare in compagnia, perché nessuno vince una guerra da solo.”

Ecco, non definirei questa una guerra, ma piuttosto una strada che dobbiamo percorrere. Noi ci stiamo provando e spero che la condivisione del nostro percorso, con le difficoltà iniziali e i cambi di rotta, possa avere una funzione costruttiva per qualcuno e rappresentare una guida di dove passare per trovare la via meno scivolosa e più agevole. Una cosa è certa, tutti quanti prima o poi dovremo intraprendere questo percorso, e non lo possiamo fare da semplici passeggeri, ma da membri dell’equipaggio ESG.

Se vuoi approfondire maggiormente il tema, non esitare a contattarci. Uno dei nostri esperti sarà in grado di aiutarti.

Il team BizPlace

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